Esattamente 2200 anni fa, il generale cartaginese Annibale varca l’arco alpino con l’intento di invadere l’Italia e di sottomettere Roma. Il suo esercito conta una truppa di trentamila uomini, insieme a migliaia di cavalli e persino a un gruppo di elefanti: è una campagna ambiziosa considerata ad oggi una delle più grandi imprese dell’antichità, ma molti misteri rimangono insoluti sull’itinerario e le modalità del grande viaggio di Annibale. Partì dal Nord Africa per arrivare alla Penisola dalle Alpi: ma da dove passò esattamente, e come? Di quale valico si servì il più grande generale dell’antichità? Dal colle del Piccolo San Bernardo, dal passo del Moncenisio o dal Monginevro, come si è ritenuto fino ad ora? Come ci racconta Roberto Giacobbo nel suo nuovo libro, esistono nuove evidenze archeologiche che mostrano un’altra verità, fino ad ora non considerata da storici e archeologi. E da questa scoperta discendono inevitabili conseguenze sulla grande spedizione del generale e sul successivo andamento della Seconda guerra punica fino alla fatale battaglia di Zama.