Recensione

Venezia, fine anni sessanta. Tutti i misteri irrisolti del capitolo più buio e violento della storia italiana vengono da qui. Il terrorismo di estrema destra di Ordine nuovo, l’ufficio Affari riservati del ministero dell’Interno, i servizi se- greti militari, le stragi, gli omicidi e la strategia della tensione nel quadro della Guerra fredda sono i tasselli che ancora oggi la giustizia non è riuscita a comporre nel quadro definitivo della verità processuale. Gianfranco Bettin e Maurizio Dianese nel 1999 avevano pubblicato La strage, un libro rivoluzionario che per la prima volta portava l’origine di questa trama labirintica nel Veneto profondo. Un libro scomodo, che costò loro anche una querela per diffamazione da parte di Delfo Zorzi. Da allora Bettin e Dianese non si sono mai fermati. E oggi ritornano a parlare della strage impunita, lunga ormai cinquant’anni. Pur consapevoli del “contesto”, vanno ancora una volta a Mestre, a Paese, a Spinea, ad Arzignano e attraversano la nebbia della provincia di Padova, di Vicenza e di Treviso. Perché è qui che bisogna tornare per cercare le ragioni della morte di diciassette persone alla Banca nazionale dell’Agricoltura di Milano il 12 dicembre 1969 e di otto persone a Brescia in piazza della Loggia il 28 maggio 1974 e delle vittime di altre stragi ancora. Gli esplosivi di quelle bombe vengono dal Nord-est. Come gli assassini, che vi si muovono per anni indisturbati e feroci, impuniti. Stragisti innocenti. Questo libro racconta come si genera il mostro di una strage rimasta senza colpevoli, che continua a tormentare la memoria italiana.
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