Recensione

Egitto, 1335. Tutankhamon è solo un bambino quando, alla morte di Akhenaton, viene proclamato faraone. Giovane e inesperto, lo affiancano alla guida del regno il Padre divino Ay e lo scriba reale Horemheb, uomo di grande saggezza e di innumerevoli talenti. I tempi sono cambiati e sotto la nuova reggenza, il culto di Aton, professato durante il regno di Akhenaton e Nefertiti, viene proibito. I suoi fedeli, tuttavia, continuano a praticarlo in segreto e preparano la vendetta per riconquistare il potere. Nel frattempo, l'esercito è allo sbando: Horemheb, nominato generale, si accinge a ricostituirlo per rafforzare le linee di difesa. Ai confini dell'Egitto, infatti, gli ittiti, nemici storici, sono in fermento, e i seguaci di Aton cercano il loro sostegno, esortandoli a invadere il Paese. Per un tragico gioco del destino, il giovane faraone muore in un attentato durante una spedizione militare in Palestina. Le sorti del regno sono nelle mani di Horemheb che diventerà, di lì a poco, il nuovo e grande sovrano. Sostenuto da una straordinaria sposa, non avrà altro figlio che l'Egitto e preparerà il suo Paese al futuro e glorioso Regno di Ramses II. Con "Il ritorno della luce", Christian Jacq racconta la storia di Horemheb, lo scriba che divenne prima generale e poi faraone, impedendo all'Egitto di sprofondare nel caos.
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