Recensione
Fin dall`infanzia Julie Gregory è stata sottoposta a continue radiografie, visite mediche e operazioni, alla vana ricerca di una malattia che in realtà esisteva solo nella mente di sua madre. La sindrome di Munchhausen per procura è forse la forma più insidiosa e pericolosa di abuso sui minori, perché è proprio chi accudisce il bambino, e quindi in genere la madre, a inventarsi o a provocare nel proprio figlio tutta una serie di sintomi cercando di attirare su di sé le attenzioni dei medici. Molti bambini soccombono, ma Julie Gregory non solo è sopravvissuta, è anche riuscita a fuggire dall`orbita di influenza di una madre mentalmente malata e a ricostruire, pur nella sofferenza, una propria identità come giovane donna forte e vitale. Ora, a trent`anni, l`autrice descrive l`eccentrico bozzolo famigliare, tipico quadro di degrado americano (un padre schizofrenico, reduce dal Vietnam, una nonna che simulava incidenti d`auto, una madre malata con un`infanzia tragica alle spalle), racconta le strategie di sua madre per farla ammalare - dal digiuno completo alla somministrazione di ogni tipo di medicina -, parla della sua convinzione di essere una bambina fisicamente tarata e mentalmente ritardata, riporta le diagnosi mediche che mostrano gli sforzi di dozzine di dottori, i trattamenti e le operazioni per `guarirla`. "Malata per forza" è un libro di memorie unico e straordinario, in cui l`autrice riesce a trasmettere perfettamente non solo la sostanziale inadeguatezza dei medici a comprendere una situazione tanto complessa e incredibile, ma anche e soprattutto il suo sentimento ambiguo di terrore e amore per una madre che la voleva malata e che lei, bambina, cercava in tutti i modi di rendere felice adeguandosi all`immagine perversamente distorta che essa aveva di lei.
Indietro