Recensione

Il pensiero nasce in bocca e la cucina è un gran vestito di Arlecchino dove le migliori ricette son frutto di mense povere: se i ricchi consumavano pavoni farciti con quaglie e serviti a tavola con le loro penne, i poveri si accontentavano di polenta e castagne. Ma oggi, quella stessa polenta è oggetto di profondo gradimento e gli affettati, i lardi, i polli, la caccia, il maiale sono i capisaldi delle nostre cucine che variano nella preparazione delle mense, ma non si distaccano mai troppo dalla materia prima. Questo libro è il compendio della tradizione di quanto viene servito sulle tavole venete. Noi abbiamo voluto raccogliere i piatti che nella nostra esperienza ci son sembrati tra i più tipici e rappresentativi del panorama regionale. Un'avvertenza è necessaria: le ricette che proponiamo sono quelle della tradizione, sono la grammatica per preparare buoni piatti, ma la cucina è come il teatro dell'opera per i concerti. Ogni cuoco, come ogni maestro d'orchestra, apporta qualche variante che corrisponde ai suoi gusti. E naturalmente una raccomandazione dello Chef Montagné: pour faire du bon il faut du très bon. Per fare del buono ci vuole del molto buono.
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