Recensione

La diserzione, che falcidiò le forze armate nella grande guerra, si ripropone nel secondo conflitto mondiale su ogni fronte e nell'Italia del 1943-45, tra Salò e la Resistenza. Si tratta di un fenomeno inquietante, che per la prima volta viene esplorato in queste pagine. Il libro si apre con la fase della "non belligeranza": quando due distinti flussi di soldati fuggono in Francia e Jugoslavia, ma il problema è destinato ad accentuarsi con l'intervento italiano. Nel regio esercito, si è disertori per un ritardo durante la licenza o perché dispersi in circostanze equivoche. La confusione bellica poi consente di farla franca, e c'è chi prova a ricostruirsi una vita. Quando, nel 1943, gli angloamericani sbarcano in Sicilia, molti soldati considerano persa la guerra e si battono di malavoglia: in questo periodo il fenomeno aumenta a dismisura e accresce la durezza della repressione. Con l'armistizio e la divisione dell'Italia in due governi, la diserzione è il tarlo che rode l'impalcatura della Repubblica sociale e del regno del sud: i tribunali militari lavorano a pieno ritmo, senza diminuire il numero dei "traditori': e le fucilazioni si estendono a chi li aiuta, donne incluse. E se i partigiani traggono enorme beneficio dai fuggiaschi delle forze armate di Salò, anche fra loro non manca chi passa al nemico. Mimmo Franzinelli delinea tipologia e motivazioni dei disertori, analizza le dinamiche repressive, ricostruisce le storie di tanti soldati, disseminati sui più disparati fronti.
Indietro