Recensione

Col Trattato di Versailles, al termine della Grande Guerra, la Germania è condannata a pagare entro trent’anni 132 miliardi di marchi d’oro. Secondo Keynes, che dà maggior importanza all’interdipendenza delle economie europee piuttosto che alle responsabilità di guerra, una richiesta superiore a due miliardi sarebbe già stata irragionevole. Le conseguenze della miopia dei vincitori emergono presto: una Germania frustrata e indignata diventa il vivaio ideale per la vicenda nazista. Dopo la seconda Guerra mondiale tutto cambia: il piano Marshall finanzia la ricostruzione europea e, più tardi, nella conferenza di Londra del ’53, i Paesi creditori decidono di cancellare poco più del 50% del debito tedesco. Ma i debiti non sono solo di guerra, ci sono anche quelli contratti in tempo di pace. L’Europa degli anni più recenti ha affrontato la questione senza riuscire a dimostrare unità. Il caso del debito greco esplode nel 2009, seguito da una crisi di rapporti greco-tedeschi: la Grecia accusa la Germania di non aver onorato i debiti contratti con la guerra, mentre la Germania si arrocca sulle posizioni del rigore. L’Unione vacilla sotto il peso della crisi. Per capire le polarizzazioni e i contrasti dell’Europa odierna sul tema delle politiche dell’austerità e sul problema del debito pubblico, è fondamentale isolare e tenere a mente gli snodi storici che hanno definito i rapporti tra creditori e debitori in Europa. È quello che fa Sergio Romano descrivendo in questo libro la complessità del debito in Europa nell’ultimo secolo e mezzo, le interdipendenze tra i paesi, l’importanza che la fiducia reciproca tra popoli.
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