Recensione

Maurizio Dianese è il più importante giornalista di nera del Nord est: specializzato in criminalità organizzata, per più di trent’anni ha raccontato la mala del Brenta di Felice Maniero e le infiltrazioni mafiose in Veneto. Ha scritto il primo libro su Maniero a metà anni degli anni novanta e fino a oggi si è occupato della mala veneta sviluppando una modalità di indagine e di racconto che mette insieme il punto di vista degli investigatori con le interpretazioni e le spiegazioni dei diretti interessati: i banditi. Famose le numerose interviste a Felice Maniero e a Silvano Maritan, due boss della malavita organizzata, così come rimane scolpito nella storia recente il racconto della figura di Vincenzo Pipino, il re dei ladri veneziani. Rispettato da criminali e carabinieri, da poliziotti e magistrati, Dianese è oggi il più autorevole esperto di fatti di malavita nel Nordest, l’unico giornalista, che ha analizzato e seguito la nascita e lo sviluppo di quella che avrebbe acquisito grande notorietà come la “Mala del Brenta” divenendo profondo conoscitore delle modalità di penetrazione nel tessuto sociale della criminalità organizzata. Punto di arrivo dei suoi anni di giornalismo di inchiesta, Il bandito Maniero si candida quindi come il testo più autorevole sul tema, e oltre a riprendere alla luce di nuovi documenti e interviste le inchieste fino all’arresto e al pentimento di Maniero, esplora territori di indagine giornalistica ancora insondati. Attraverso una inchiesta esclusiva e inedita Dianese ricostruisce gli ultimi vent’anni di storia del bandito, quelli più misteriosi, quelli di cui poco si è parlato per le tante e delicate ambiguità che investono settori dello Stato.
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