Recensione

Michael Moore con i suoi film e i suoi libri ci ha abituato a uno stile personalissimo di giornalismo di denuncia: il suo inconfondibile tono satirico, irriverente e incalzante dà voce a una raffica di denunce impietose e puntuali dei molti mali che hanno trasformato il Sogno Americano in un incubo. In queste irresistibili pagine, pubblicate per la prima volta negli Stati Uniti nel 1996, all`indomani della grande crisi dell`industria automobilistica, Michael va all`assalto di tutte le vacche sacre possibili e immaginabili del mondo conservatore e reazionario targato Usa: dalle feroci riduzioni di personale delle grandi aziende alla disastrosa debolezza dimostrata dai democratici di fronte alle offensive della destra, dalla sottomissione quasi umiliante del Congresso Usa agli interessi di poche megacorporations alla demonizzazione dei più poveri, dal razzismo bianco all`isteria antifemminista e all`omofobia. Come è abituale per lui, Moore snocciola dati, fa nomi e cognomi, ribalta comode verità, smaschera la crudele assurdità delle logiche politiche, economiche e sociali che hanno devastato e continuano a devastare il suo paese. Michael non risparmia nessuno: repubblicani, democratici, il sistema carcerario, Wall Street, presidenti, senatori, lobbies, multinazionali e chi più ne ha più ne metta. Trascinato dalla sua lucida follia iconoclasta, arriva a scrivere delle lettere nelle quali chiede alla Norvegia e all`Olanda aiuti umanitari per i poveri d`America e implora Nelson Mandela di liberare l`America dalla piaga dell`apartheid...
Indietro