Recensione

Un pittore che nella sua opera aveva inglobato tutto: lo sfumato di Leonardo e la luminosità di Antonello da Messina. Che aveva conosciuto Durer e studiato Raffaello. Che sapeva disegnare come Michelangelo. Ma il colore e la luce erano la sua ossessione. Arrivò a farsene impregnare, dal colore e dalla luce, spalmandoli con le dita sulla tela. Nessuno come Tiziano Vecellio riuscì a compendiare i linguaggi figurativi del suo tempo e di tutta l`arte che precedeva il suo tempo, nessuno come Tiziano prese da tutti senza mai essere un imitatore, nessuno come lui si impadronì delle innovazioni altrui ricavandone un risultato inconfondibile e originale, rappresentando quasi l`essenza stessa della pittura, fino all`estremo, fino a sconcertare i suoi contemporanei con sperimentazioni talmente vertiginose che non sarebbero state riprese se non dai più geniali artisti di tre, quattro secoli dopo. Il racconto che Alvise Zorzi ha fatto della lunghissima vita di questo straordinario montanaro del Cadore ha il tono, il ritmo, la vivacità del romanzo. Il pittore che finirà con l`avere ai suoi piedi le più grandi teste coronate e le più raffinate aristocrazie del mondo allora conosciuto è, a sua volta, protagonista di un grande affresco popolato e lavorato su diversi piani. I personaggi nobili: si chiamano Pietro Aretino e Alfonso d`Este, l`imperatore Carlo V e re Enrico III di Francia, Pietro Bembo e Caterina Cornaro, il doge Grimani e il doge Gritti, Federico Gonzaga e papa Paolo III. Sono principi, cardinali, letterati, condottieri. Sono i grandi della terra visti nei loro aspetti più privati e, proprio per questo, più umani. Gli artisti: i fratelli Bellini e Andrea Mantegna, Carpaccio e Lorenzo Lotto, Michelangelo, Tintoretto e Giambellino, Dosso Dossi e Paris Bordon, Correggio e Sebastiano del Piombo; raramente il mondo artistico dell`epoca era stato descritto con pari vivacità. Stima profonda e odi repressi, alleanze e rivalità, invidie e ammirazione. E poi il mondo delle committenze, l`attività delle botteghe, il ruolo degli estimatori e dei mecenati, l`incrocio febbrile dell`arte e del commercio. I luoghi: il Cadore, Venezia, Roma, Mantova, Ferrara, Bologna, Augsburg, le corti e i palazzi. Eppure Tiziano era più a suo agio a casa sua e nel suo studio. Nel contrasto tra opere e incontri straordinari e un`esistenza che invece aspirava ad essere, ed era, di fatto, assolutamente ordinaria, sta forse il fascino più profondo di questa vita accidentata e operosa, ricostruita sulla base di un`impressionante documentazione, ma restituita da Alvise Zorzi con la squisitezza, la semplicità, la terribile serietà del grande biografo.
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