Recensione
Il primo attesissimo volume dell’autobiografia di Gabriel García Márquez racconta la sua caparbia volontà di diventare scrittore, racconta la sua famiglia, sua madre (“undici figli... sessantacinque nipoti, ottantotto bisnipoti e quattordici trisnipoti”), ripercorre i luoghi della memoria e un pezzo di storia di un paese, la Colombia, “sull’orlo dell’abisso”. E se la scrittura e la vita – come ci avverte Márquez in Cent’anni di solitudine – non possono che coincidere, la storia dei primi anni di Gabo non può che confondersi con i suoi romanzi
Indietro