Recensione

Figlia del Gange

Titolo: Figlia del Gange

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"Torno in India perché lì sono nata e lì sono vissuta per sei anni prima di essere adottata. So di aver trascorso i primi anni della mia vita in un orfanotrofio di Bombay. Ma le mie conoscenze non vanno molto al di là di questo. Ecco il motivo del mio ritorno: voglio cercare di dare una risposta a una lunga serie di interrogativi." Nata nel 1967 a Nasik, un villaggio non lontano da Bombay, Asha è stata abbandonata dal padre e accolta in un convento di suore. Per sei anni, ogni giorno, ha chiesto quando i suoi genitori sarebbero tornati a prenderla. Per sei anni non ha mai indossato un paio di scarpe. Fino a quel luminoso giorno di ottobre del 1974 quando, salita su un aereo diretto a Barcellona, è partita per la sua grande avventura. Questa è la data della sua `seconda nascita`, come la chiama lei stessa, quando divenne figlia adottiva di Josep ed Electa. Una nuova vita la attendeva nella lontana Spagna, piena, intensa, colma di affetti e tenerezze. E, tuttavia, il desiderio profondo di rivedere il proprio Paese e riscoprire i frammenti di un passato mai conosciuto - chi erano i suoi genitori biologici? E perché l`avevano abbandonata? - non si è mai spento. Così, vent`anni dopo Asha sale su un altro aereo, pronta a intraprendere un lungo viaggio, reale e simbolico, che la porterà a riconoscere, e finalmente accettare, la propria indiscutibile identità di "figlia del Gange". Una testimonianza toccante che racconta un`India viva e reale e affronta con delicata sensibilità il tema dell`adozione.
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