Recensione

Perché a Adriano Sofri spetta la grazia? Perché è innocente? Perché è un grande intellettuale? O non piuttosto perché la sua liberazione può essere uno dei rari terreni d`incontro tra le due fazioni in lotta nel paese, un momento di tregua civile, una pagina di storia condivisa? Aldo Cazzullo, che alla storia di Lotta continua e degli anni Settanta ha dedicato libri e ricerche, propende (pur non escludendo le altre) per la terza ipotesi. Questo libro rievoca la vicenda di Adriano Sofri, dagli anni della Normale di Pisa alla fondazione di Lotta continua, dal Sessantotto fino alla tragica spirale del rapimento Moro e degli anni di piombo. Ma l`analisi dell`autore si focalizza, com`è naturale, sull`omicidio Calabresi, che è all`origine della condanna di Sofri. Cazzullo esamina in particolare il contesto politico di quell`episodio, forse mai pienamente compreso, i legami con la morte di Pinelli e di Serantini, le divisioni interne a Lotta continua nella dura primavera milanese del 1972. Ricostruisce le ragioni dell`accusa e quelle della difesa, i riscontri e le ombre della confessione di Marino. Indica, soprattutto, le ragioni per cui va concessa la grazia. Perché la prigionia di Sofri è l`ultimo capitolo delle guerre civili (tra fascisti e antifascisti, comunisti e anticomunisti, all`interno della sinistra, fino allo scontro in corso fra giustizia e politica) che lacerano il paese da più di mezzo secolo. Liberare Sofri significa, dunque, liberare un frammento di memoria dai rischi dell`oblio e dell`uso di parte.
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