Recensione

L`"arcipelago Gulag", l`ampia e fitta rete di campi di concentramento sovietici che, quanto a disumanità, erano pari ai lager nazisti, è affiorato alla coscienza del mondo solo nel 1973, con la pubblicazione del romanzo autobiografico di Aleksandr Solzenicyn. Da allora, e in particolare dopo il crollo dell`Unione Sovietica, documenti a lungo tenuti nascosti o inaccessibili hanno gettato nuova luce sul ruolo svolto dal Gulag nella cosiddetta "edificazione del socialismo": oltre a essere lo spietato strumento repressivo di ogni forma di opposizione politica e sociale, esso fu l`arma segreta di Stalin, che fece del lavoro coatto la base dell`industrializzazione a tappe forzate del paese. Anne Applebaum ricostruisce per la prima volta in modo completo e documentatissimo il sistema sovietico dei campi, dalla sua nascita subito dopo la Rivoluzione d`ottobre alla sua enorme espansione (negli anni Trenta, il periodo del Grande terrore, fino alla morte di Stalin), al suo smantellamento negli anni Ottanta durante la `glasnost`` gorbacioviana. Ma soprattutto racconta - anche in base a testimonianze dirette tratte da memoriali o da interviste ai sopravvissuti - quello che fu un "paese nel paese", quasi una civiltà sommersa dell`estremo nord dell`URSS, con leggi, tradizioni, cultura, lingua e persino un`etica autonome. E ci offre una descrizione accurata, talora straziante, della vita nei campi: ci parla dei prigionieri (del loro inumano sfruttamento, delle loro strategie di sopravvivenza, delle più frequenti cause e modalità di morte, ma anche degli scioperi, delle rivolte, delle evasioni che riuscirono a organizzare), dei comandanti e delle guardie (chi erano, quali rapporti avevano con i detenuti, come potevano resistere allo spettacolo quotidiano dell`orrore da loro stessi organizzato). Ricordare e analizzare questa immane tragedia - soltanto in epoca staliniana gli internati furono circa 18 milioni, e circa 4 milioni e mezzo non fecero più ritorno - è perciò un dovere nei confronti non solo delle vittime ma anche del nostro futuro. "Dobbiamo sapere perché, e ogni vicenda, ogni memoriale, ogni documento della storia del Gulag è una tessera del puzzle, un elemento della spiegazione. Senza di essi, un giorno rischiamo di svegliarci e di renderci conto di non sapere più chi siamo."
Indietro