Recensione

Sonata a Kreutzer. Una storia d`amore

Titolo: Sonata a Kreutzer. Una storia d`amore

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Nei teatri e nelle sale da concerto di mezza Europa, Marius van Vlooten non passa certo inosservato. Ha fama di essere un musicologo brillante e dallo stile elegante e raffinato, capace di illuminare anche le stravaganze della musica contemporanea. Ed è poi, per tutti, il `critico cieco`, il `rampollo dell`alta borghesia` che durante gli studi si è sparato un colpo in testa per una delusione d`amore. E` passato del tempo da quella drammatica vicenda, ma van Vlooten non ha mai dimenticato quella che lui definisce la sua "idiozia d`amore". Il volto di Ines, la ragazza bellissima che gli si era concessa con passione, e che inspiegabilmente un giorno era sparita per andare a sposarsi a Caracas con un fotografo dilettante, gli riaffiora puntualmente alla mente. Così come lo tormenta l`immagine della sua casa di Leida dove, dando le spalle alla finestra, tolse quel giorno stesso la sicura alla pistola di suo padre e se la puntò alla testa, sopra l`orecchio, un po` troppo indietro per uccidersi davvero. Eccolo ora a Bordeaux, dove sono accorsi giovani quartetti d`archi da tutto il mondo. Come un gigante curvo circondato da un alone di rabbia, Marius van Vlooten cammina battendo in modo maldestro il bastone per terra, come se non avesse alcuna abitudine alla cecità. Perché, però, ora ascolta con aria rapita il quartetto Schulhoff, che sta eseguendo la "Sonata a Kreutzer" di Janacek? Perché, infine, ha lo sguardo fisso sul primo violino, la bella Suzanna Flier, come se la vedesse davvero nel suo vestito di seta verde, i capelli raccolti in un elegante chignon, le braccia candide che si muovono con grazia, il volto giovane assorto nel pathos della musica? Romanzo nel quale risuona l`eco di altri libri (il celebre omonimo racconto di Tolstoj innanzi tutto), "Sonata a Kreutzer" è "uno straordinario balletto d`amore" (Stuttgarter Zeitung) con cui Margriet de Moor, descrivendo mirabilmente la vita di un uomo devastata dalla gelosia, ci restituisce la fatalità di un sentimento che "nessuna potenza al mondo può evitare".
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