Recensione
Rimasta sulla scrivania di Oliver Sacks fino a due settimane prima della morte, questa raccolta di scritti ci offre la sintesi di tutte le sue tensioni conoscitive nell’ampio ventaglio di discipline che si intersecano con la neurologia: botanica e anatomia animale, chimica e storia della scienza, filosofia e psicologia – senza dimenticare la passione letteraria. Ed è proprio questo ventaglio a permettergli di scomporre il fiume della coscienza umana, facendone emergere i caratteri più sconcertanti e controintuitivi. Esplorando le forme di vita “senziente” lungo l’intera scala degli “esseri organizzati” – a partire da piante come la Mimosa pudica, le cui foglie si contraggono alla minima sollecitazione tattile, e da certi vermi capaci di sfuggire agli uccelli predatori auscultando le vibrazioni aeree e terrestri –, Sacks ci mostra come molte “menti” elementari condividano con le nostre proprietà fondamentali. E ci rivela anche come la fluidità-continuità di quel “fiume” sia in realtà composta da una successione di micro-sequenze discrete e possa essere minata da “bachi” sensoriali quali gli “scotomi” (danni ad aree cerebrali selettive, che comportano conseguenze come la percezione degli “arti fantasma”) o l’ampia gamma di amnesie e inganni della memoria che va dai traumi sessuali immaginari a vere e proprie “fabulazioni estese” (ad esempio quella di Binjamin Wilkomirski, che descrive una sconvolgente esperienza concentrazionaria senza averla mai vissuta). La somma di queste indagini finisce così per assumere un valore testamentario, facendo confluire le scoperte e gli interrogativi di un grande esploratore della mente e della natura.
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