Recensione
Marina appartiene alla buona società messicana: è una coreografa, sposata e con tre figli, vive in un bel quartiere residenziale, frequenta i ristoranti di classe e le persone giuste. Un giorno il suo amico Bernardo la coinvolge in un progetto che la spinge fuori dalla sua zona di conforto: l'idea è avvicinare i detenuti di un carcere di massima sicurezza all'arte, Bernardo lo fa con un corso di scrittura creativa e Marina porterà in prigione una delle sue coreografie più ardite. Proprio in carcere Marina incontra José Cuauhtémoc "aspetto europeo ma sangue indio", José è il fuoco che infiamma una donna quasi rassegnata alla propria vita. Dà nuova linfa alla sua arte, la accende di passione e arriva persino a farle commettere dei reati in nome del legame fortissimo che da subito li unisce. Ma José è in prigione perché ha commesso un omicidio e proprio dal suo passato arriva un cacciatore assetato di vendetta a cui sembra impossibile sfuggire: la preda è in carcere, come potrebbe? Ma il fuoco non solo distrugge, il fuoco purifica e dà speranza, e né Marina né José sono disposti a rinunciare ad essa senza lottare.
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