Recensione
Un racconto esatto e serrato su come tre presidenti degli Stati Uniti e i loro capi militari abbiano ingannato il mondo per venti lunghi anni per giustificare un conflitto infinito costato oltre 2300 miliardi di dollari e 241.000 morti. Proprio come I Pentagon Papers hanno cambiato la comprensione del pubblico del Vietnam, gli Afghanistan Papers riportati nel libro contengono rivelazioni sorprendenti di persone che hanno avuto un ruolo diretto nella guerra, dai leader della Casa Bianca e del Pentagono ai soldati e agli operatori umanitari in prima linea. Con un linguaggio schietto, gli intervistati ammettono che le strategie del governo sono state un disastro, che il progetto di ricostruzione della nazione è stato un colossale fallimento e che la corruzione ha preso il sopravvento sul governo afghano. Il resoconto si basa su interviste con più di 1000 persone che sapevano che il governo degli Stati Uniti stava presentando una versione distorta, e talvolta interamente inventata dei fatti. Craig Whitlock, reporter del «Washington Post» e tre volte finalista al Premio Pulitzer, mostra che il presidente Bush non conosceva il nome del suo comandante in Afghanistan e non aveva alcun interesse a incontrarlo. Il segretario alla Difesa Donald Rumsfeld ha ammesso di non avere «nessuna idea su chi fossero i cattivi». Il suo successore, Robert Gates, ha dichiarato, ancora più esplicitamente: «Non sapevamo nulla di al-Qaeda».
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