Recensione

Il nuovo romanzo di Roberto Frison. Dicembre 1944. Il razionamento alimentare stringe la popolazione del Nord Italia in una morsa sempre più crudele.

Nelle campagne venete il sale, bene essenziale e introvabile, diventa merce di scambio e di sopravvivenza. Così, due ragazze, un giovanotto e una donna decidono di affrontare un`impresa straordinaria: partire in bicicletta da Romano d`Ezzelino e raggiungere Monfalcone per barattare il prezioso "oro bianco".

Quattrocento chilometri di strade secondarie per sfuggire ai controlli, notti passate nelle stalle, mattine gelide percorse tra la brina, la paura e la speranza.
Contrabbandieri del sale non vuole essere che questo: il racconto di una memoria fragile, che rischiava di andare perduta come tante altre vie del sale sciolte nei racconti perduti.
Il romanzo restituisce il volto autentico della civiltà contadina: le veglie nei filò, le voci di paese, e soprattutto l`umanità incontrata dai protagonisti lungo il viaggio. Uomini e donne che, pur nella miseria e nella fame, sapevano aprire una porta, offrire un fienile, tendere una scodella fumante di caffellatte. Gesti semplici, capaci di scaldare il cuore più di qualsiasi fiamma
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