Recensione
Un giorno Arafat, artefice e simbolo del movimento di liberazione palestinese, confidò di essere ossessionato dall`idea che, dopo la sua morte, alla domanda "Chi era Yasser Arafat?" gli studenti arabi potessero rispondere: "Colui che ha ceduto la Palestina agli ebrei". Protagonista indiscusso della scena internazionale, Arafat ha incarnato il paradosso di un uomo politico che costruisce la propria carriera su un`impressionante serie di sconfitte, di cui è spesso responsabile, e guadagna autorità e prestigio pur dando ripetute prove di doppiezza e inaffidabilità. E` stato il leader che ha teorizzato la lotta armata contro l`occupazione israeliana e, malgrado le frequenti sconfessioni pubbliche del terrorismo, ha tollerato la convivenza - se non praticato la connivenza - con gruppi estremistici responsabili di sanguinosi attentati contro i civili. E ha intessuto da statista complessi quanto ambigui rapporti con i capi dei paesi arabi, ai quali non cessava di chiedere aiuto, presentandosi ai regimi integralisti nella veste del fedele guerriero e a quelli moderati come un potenziale mediatore di pace. Nel contempo, il capo dell`Olp ha sviluppato un`instancabile offensiva diplomatica che gli ha assicurato l`appoggio dell`Onu e dell`Europa alle rivendicazioni del suo popolo e lo ha portato a sottoscrivere con Israele lo storico accordo di Oslo, sulla base del quale è stata sancita la nascita dell`Autorità palestinese per l`autogoverno di una parte dei territori occupati. Ma nel `momento della verità`, durante i colloqui di Camp David del 2000, ha rifiutato la possibilità di dar vita a uno Stato palestinese indipendente, pur di continuare a rivendicare il `diritto al ritorno` di tutti i profughi in Israele e la sovranità sull`intera Gerusalemme Est. In questa autorevole biografia - la prima a essere pubblicata dopo la sua morte - Barry e Judith Rubin esplorano ogni aspetto della personalità di Arafat; lo ritraggono durante la sua giovinezza al Cairo, poi mentre compie le prime esperienze di guerriglia, elabora una propria dottrina del terrorismo e incontra i più importanti leader mondiali; lo seguono nei suoi spostamenti in Kuwait, Siria, Giordania, Libano, Tunisia, fino al ritorno in Palestina e al definitivo congedo, in un ospedale di Parigi, nel novembre 2004. L`immagine complessiva è quella di un uomo politico che ha ottenuto pochi successi (l`unità dell`Olp e il parziale recupero dei territori occupati) e ha fallito su molti fronti: incapace di accettare soluzioni realistiche e di dare uno Stato al suo popolo, ne ha peggiorato le condizioni, ha immolato sull`altare della `lotta senza fine` un gran numero di vite umane e ha costituito, al di là di ogni dubbio, un ostacolo insormontabile al processo di pace.
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