Recensione
24 settembre 2000: Vincent Humbert, diciannove anni, ha un terribile incidente stradale che, dopo nove mesi di coma, lo lascia tetraplegico, muto e quasi cieco, ma drammaticamente lucido. Novembre 2002: in preda a continue, indicibile sofferenze, Vincent detta a un`infermiera - sfruttando l`unica parte di sé che riesce a muovere, il pollice destro - una lettera aperta per Chirac, in cui manifesta per la prima volta pubblicamente la volontà di morire. "A lei, che ha il diritto di concedere la grazia, io chiedo il diritto di morire". Ma Chirac non può aiutarlo, anzi, lo incita a vivere. A Vincent non resta che pregare Marie, sua madre, colei che gli ha dato la vita, di donargli la più grande prova d`amore: procurargli la morte. 24 settembre 2003: nel terzo anniversario dell`incidente, la madre di Vincent, gli inietta una dose letale di barbiturici, come avevano precedentemente concordato. Non viene arrestata, ma resta in attesa di giudizio. "È terribile pensare di non vederlo più, di non accarezzare più la sua mano, di non essere più sua mamma. Ma se non avessi fatto quello che mio figlio mi ha pregato ogni giorno di fare non avrei più potuto guardarmi allo specchio", ha detto Marie subito dopo il suo gesto. Nelle stesse ore esce in Francia questo libro, dettato dal ragazzo a un giornalista che ha vissuto al suo fianco i momenti di dolore, di rabbia, di coraggio. 26 settembre 2003: alle dodici e trenta Vincent muore, dopo due giorni di coma. I medici ne agevolano il decesso prendendo "in totale indipendenza" la "difficile decisione" di "limitare le terapie attive". Nel frattempo questa "eutanasia di un figlio" sconvolge la Francia e occupa le prime pagine dei giornali di tutto il mondo.
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