Recensione
Negli ultimi decenni, due filoni di pensiero critico e radicale si sono spesso affiancati senza mai trovare una sintesi comune. Da una parte la critica delle merci, della società dello spettacolo e della globalizzazione propria del pensiero neomarxista, dall`altra la critica alla società digitale, la necessità di saperi condivisi, la democrazia dell`informazione che invece ha connotato il pensiero libertario e hacker. Il testo di McKenzie realizza per la prima volta un`importante sintesi. Il punto di partenza della sua analisi è che la società attuale è contrassegnata dalla presenza di una nuova classe, che in sé comprende non solamente gli hacker veri e propri e i maniaci del computer, ma anche i creativi e i produttori di `visioni` a vario titolo, in sintesi i lavoratori immateriali e i lavoratori del ciclo di produzione di merci legati alla conoscenza. Questi hacker, nel senso più ampio del termine, si trovano a dover produrre continuamente idee che non possono essere sfruttate da loro stessi, ma necessariamente da altri, dai nuovi detentori dei mezzi di produzione che poi le trasformeranno in merci vere e proprie. Si ripropone così nell`età del capitalismo maturo e nell`età della globalizzazione la classica dialettica tra le classi che per certi versi aveva caratterizzato la nascita e lo sviluppo delle due precedenti rivoluzioni industriali. La classe degli hacker non è ancora consapevole della propria forza e agisce pertanto in maniera frammentata. Si tratta dunque di fare un salto di qualità per una presa di coscienza, e questo libro è il primo tentativo riuscito verso il raggiungimento di questo obiettivo.
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