Recensione

1989: cade il muro di Berlino. 1994: nasce la World Trade Organization. Il mondo accelera la sua corsa: è la globalizzazione. Per la storia le date contano, e altre ancora ce ne sono di fondamentali. Il settembre 2001: la reazione violenta del fondamentalismo arabo. 11 dicembre 2001: la Cina entra nel WTO. Dopo il muro di Berlino cade il muro di Pechino. Il mondo non è e non sarà più come prima. L`ingegneria genetica della politica ha infatti tratto dai due cadaveri eccellenti del comunismo e del liberalismo un nuovo Frankenstein: il mercatismo. Mercato unico, pensiero unico, uomo a taglia unica, errore unico. Perché la vita non si riduce al grafico del prodotto interno lordo. La felicità non s`incorpora nella concorrenza. S`infrangono i vetri della serra che per mezzo secolo ha protetto il giardino Europa. Non è l`Europa che è entrata nella globalizzazione, è la globalizzazione che è entrata in Europa. Cogliendola impreparata. A differenza dei popoli che avvertono il pericolo e votano `contro`, i giardinieri dell`Europa politica hanno invece continuato imperterriti come se niente fosse successo. È così che, per la prima volta nella sua storia, l`Unione europea esce dallo spirito del tempo. Disegnata su un passato che non c`è più, proiettata verso un futuro diverso, stordita dall`illusione stupefacente del suo vecchio benessere, miopemente affetta da buonismo suicida, la politica europea non s`avvede che un fantasma sta arrivando e, anzi, già s`aggira alla sua periferia: il fantasma della povertà. Tutto irrimediabilmente perso, allora? Senza ansie millenariste, ma con visione chiara frutto di una straordinaria esperienza internazionale, Giulio Tremonti prospetta una prima ipotesi di riscossa europea, individua i campi in cui l`intervento è ancora possibile e può essere efficace. Se sarà radicale. Per avere un futuro, dobbiamo infatti rinunciare a un pezzo del nostro passato. Ma occorre far presto.
Indietro