Recensione
Vittorio Sgarbi affronta con ragione e passione i luoghi comuni dell`Italia di oggi e delle ideologie vigenti, scagliandosi contro l`indifferenza, quella pigrizia mentale che nutre tutti i conformismi. Mescolando citazioni e stile colloquiale, tono politically incorrect, denuncia senza pudori di nomi e cognomi, stigmatizza la nuova politica di destra e sinistra, figlia del giustizialismo dei primi anni `90; l`arte tra l`esigenza di salvaguardare i beni materiali e intellettuali, le lobby di potere e l`ignoranza che tentano di minarlo; la scuola tra esigenza di educare, nuove politiche e ignoranza generale; ma anche la religione che stringe vincoli con i poteri forti e guida milioni di fedeli.
"Una ragazza che intrattiene i clienti in un locale di Roma, considerando la nuova copertura dell`Ara Pacis, osservava con disincanto `Il mondo va alla rovescia`. E` la sensazione che, con occhi limpidi, ciascuno prova, prestando attenzione a ogni aspetto della vita contemporanea: dalla politica, all`arte, dal costume, alla moda. L`impressione di quella giovane donna, che vede il mondo con semplicità e senza disincanto, coincide sorprendentemente con la considerazione di Rudolf Arnheim: `Per me siamo alla fine di una cultura. Sono convinto che non c`è ritorno, che ci apprestiamo alla fine. Come la caduta dell`Impero Romano; però, purtroppo, oggi mancano i barbari. I barbari non ci sono più, perché li abbiamo corrotti prima che avessero l`occasione di .` L`unica resistenza possibile è un estremo, `barbarico` sussulto contro l`indifferenza, con ragione e con passione." (Vittorio Sgarbi)
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