Recensione

Il diritto di morire. La libertà del laico di fronte alla sofferenza

Titolo: Il diritto di morire. La libertà del laico di fronte alla sofferenza

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"L`eutanasia non può che essere il diritto di morire, il quale, come tutti i diritti della persona, fa capo unicamente al soggetto. È di questo diritto che voglio parlare, è questo diritto che voglio difendere, il diritto cioè di ogni uomo all`autodeterminazione: il diritto alla libertà." Con queste parole Umberto Veronesi, oncologo e scienziato conosciuto in tutto il mondo, esprime il suo pensiero intorno all`eutanasia, al "diritto di morire", cioè, senza sofferenza quando è in atto una malattia incurabile e irreversibile. Naturalmente l`eutanasia dev`essere sempre e soltanto una richiesta di eutanasia, dev`essere la persona stessa, cioè, ad averla decisa quale estremo esercizio di un diritto alla libertà che consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce agli altri. Veronesi affronta con grande rispetto ma senza falsi pudori un tema spinoso, sul quale la società, in cui le tecniche di terapia intensiva possono prolungare la vita vegetativa per un tempo indefinito, è chiamata a confrontarsi. Spiega perché "curare" i pazienti talvolta diventa un modo per non "prendersi cura" di loro, e racconta come sempre più spesso il malato terminale, considerato una "vergogna" da nascondere, sia relegato in un letto d`ospedale e affidato a estranei per i quali in fondo è soltanto un caso di routine. Chiarisce perché è ipocrita distinguere fra eutanasia attiva e passiva e per quale motivo è urgente giungere a una normativa che anche in Italia dia valore giuridico al cosiddetto testamento biologico. Delinea la posizione intorno a questo tema dei vari Stati europei, dove, con l`eccezione di Olanda e Belgio, l`eutanasia è equiparata all`omicidio. Illustra infine il problema della difficoltà di accedere alle cure palliative nel nostro paese, dove esistono ostacoli legislativi all`uso farmacologico degli oppiacei. E pone una questione etica: è lecito impedire a un individuo di disporre della propria vita, anche quando è diventata invivibile?
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