Recensione
La luna si è già alzata in cielo quando Akki esce dal giardino dello Ziggurat, dopo essere stato punito, a frustate, dal sacerdote Lipit, l'uomo più potente della città. Akki è solo un umile giardiniere, dovrebbe mostrarsi rispettoso e impaurito di fronte a lui e invece è un ribelle, un uomo libero che non tollera di avere padroni e che proprio per questo, secondo i suoi superiori, merita di essere umiliato. Camminare nella notte per le vie di Kish, una delle città più ricche del regno di Sumer, è molto pericoloso. Così, quando Akki sente la presenza delle guardie all'inseguimento di un fuggitivo, si nasconde dietro a una siepe. Accanto a lui c'è una donna col capo coperto, avvolta in un sottile tessuto azzurro, gli occhi neri come la pece. È lei che cercano i soldati della città e ora anche Akki è in pericolo. Ma lo sguardo disperato della donna, una sacerdotessa di Ishtar, fuggita dopo essere venuta meno al voto di castità, lo convince ad aiutarla. La donna non teme per la propria vita, sa quale destino la attende, ma vuole che il suo bambino, figlio di un amore proibito, venga salvato. Sarà Akki, dopo la cattura della sacerdotessa, a prendersi cura del neonato, raccolto in un canneto, e a crescerlo come fosse suo figlio. In breve, si accorgerà che il bambino è dotato di doti straordinarie e lo accompagnerà verso la sua ascesa al trono del regno di Sumer. Quel bambino diventerà Sargon, re di Sumer, signore del sole nascente.
Indietro