Recensione

Quante volte ti dicono, «Non ce la farai. Lascia stare». Oppure, al contrario, «Che bello, Dovresti pubblicarlo, Sì, dovresti proprio farlo sentire a qualcuno». Il riff, la strofa, il testo. Ma niente vale di più rispetto a quello che pensi, tu, delle cose. Fino a che punto sei disposto ad arrivare. Oppure, molto più semplicemente, sai che devi continuare e allora è già tutto lì, senza troppo altro da aggiungere. Il punto è riuscire a conservare il bambino dentro, emozionarsi con la stessa ingenuità in equilibrio con il Tutto che accade intorno. Crescere, copiare, impastare tutto come se fossi già tu, mentre invece ancora non lo sai. Perdi. Vinci. Che importa. Tutto. Niente. Mantenere quel modo di guardare il mondo. Ingenuo, tuo, totale. Forse questo è già un inizio. Restare leggeri. Come quando eravamo bambini. È già qualcosa che si può chiamare musica.
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