Recensione
Siamo un'umanità al gusto puffo, ammettiamolo. Ognuno fiero del suo colore un po' sopra le righe, ma senza il coraggio di uno scarto di personalità al di là di quel sapore indefinibile, che tende alla vaniglia. Ognuno impegnato a sopravvivere, anche un po' a se stesso. Ognuno detentore di certezze granitiche, costruite quando va bene su un malinteso. I protagonisti di queste storie rappresentano in questo senso un invidiabile campionario di velleità, incongruenze, ispirazioni a sproposito. Un aspirante California Dream Man ultrasessantenne a cui si sloga una spalla ogni volta che esce da una torta. L'inventore della legge che impone agli artisti di far posare le modelle solo vestite, col loden. Un uomo che vuole adottare un bambino a distanza ma non sa quale sia la distanza minima. Il genero che per non dover portare la suocera al mare decide di farle rompere il femore da una banda di criminali. E naturalmente l'inventore del gusto puffo - appunto - che come tutti sanno si è portato nella tomba il suo segreto. Vite che non sono le nostre e che, pure, ci appartengono in una varietà di modi, tutti inquietanti. Con il suo stile stralunato e insieme capace di cogliere con precisione chirurgica la verità delle emozioni e delle situazioni, Gene Gnocchi costruisce tassello dopo tassello un mosaico di storie personali e collettive, spudoratamente apocrife e proprio per questo capaci di mostrarci, come in uno specchio deformante, la verità dei nostri pensieri e della nostra vita. Un libro che suscita ilarità e malinconia in egual misura, e che ci chiama in causa personalmente, come se ogni pagina parlasse di noi.
Indietro