Recensione
"Ci sono quadri che portano in sé un mistero che appare impenetrabile, sia per l`assenza di dati di provenienza, sia per una resistenza a fornire elementi di riconoscibilità, che sono gli stessi per cui l`occhio ritrova i tratti del padre o della madre nel figlio, sentendone l`aria di casa. Quest`ultimo esercizio, per il critico, ha qualcosa di magico. è una penetrazione oltre la superficie delle immagini, per individuare l`anima dell`autore, la sua natura profonda." Vittorio Sgarbi interpreta da sempre la sua missione di critico d`arte come un`appassionata, e inesauribile, ricerca di bellezza. Una bellezza che si mostra spesso evidente, riconoscibile, documentata, e chiede solo di essere raccontata. Ma accade talvolta che essa, al contrario, rimanga celata: perché nascosta in luoghi remoti e meno battuti, oppure annebbiata da attribuzioni frettolose e clamorosi abbagli, o ancora semplicemente dimenticata nel corso del tempo. è in questi casi che il critico si fa esploratore, detective, cacciatore di capolavori perduti. Musei, palazzi, case d`aste e pievi di provincia sono il terreno di questa caccia al tesoro che Vittorio Sgarbi conduce in prima persona, percorrendo chilometri attraverso l`Italia, osservando le opere dal vivo, studiando i cataloghi. L`occhio del critico restituisce così un patrimonio di bellezza finora sconosciuto: dalla straordinaria scoperta, diventata un caso mondiale, di un nuovo Caravaggio a Madrid al busto di Canova ritrovato in una collezione privata, dall`apparizione di nuove opere di Guido Cagnacci, Lorenzo Lotto e Guercino all`emozione di ampliare il catalogo di Jusepe de Ribera, Sassoferrato, Beniamino Simoni e Luca Giordano. Un viaggio inesauribile, che a ogni pagina rivela una sorpresa: Vittorio Sgarbi ci conduce al suo fianco nell`avventura dell`arte ritrovata.
Indietro